L'ultimo giorno di scuola 2020 sono stata colpita dalle faccine tristi dei bimbi e dei ragazzi più grandicelli. Si notavano ovunque girando lo sguardo qua e là. Ai miei tempi la conclusione dell'anno scolastico era una giornata di festa, rappresentava l'inizio di un periodo di assoluto riposo, di giochi, di vacanze, di letture, di svago assoluto. Così non è stato per quel fatidico giorno di giugno 2020. Cos'era accaduto? Il Covid-19 aveva vinto ancora una volta! Dietro un anonimo schermo si erano visti tanti quadratini di mani che a distanza sembravano danzare, come finora avevamo visto fare, con un perfetto "savoir-faire", quasi esclusivamente dai reali d'Inghilterra al loro passaggio tra la folla. I ragazzi, dopo mesi di forzato lockdown, si erano salutati così, solo virtualmente. Ecco perchè erano profondamente disorientati, delusi e demoralizzati: dopo mesi di profonda solitudine neanche un saluto vero era stato possibile; neanche risentire lo squillo finale della campanella ed il collettivo urlo liberatorio!
E fissai in pochi versi quei momenti che le giovani generazioni non potranno mai dimenticare.
LA CAMPANELLA
Oggi non é
suonata,
no, non è
suonata la campanella,
suono improvviso o atteso,
suono corto dolce e festevole ,
suono lungo sinonimo di libertà.
Oggi non si è
udito l’urlo solenne,
annuncio di
saluto e festa,
lieto fine dei
quotidiani impegni,
avvio di
meritata pausa estiva,
niente
sorrisi ed abbracci. Nulla.
Oggi non si
sono visti visi felici,
solo
inquadrature virtuali,
un furtivo
ciao,
mani che gesticolavano
meste
in un triste
arrivederci.
Chissà se a
settembre
risentiremo
la campanella,
sì, essa di
nuovo squillerà allegra
e quel trillo sembrerà
come
… aver
ritrovato un caro amico.
Jacqueline Rose Sanson