Una storia vera, d'altri tempi, periodo bellico, povertà estrema. Una storia accaduta durante la seconda guerra mondiale. Mi è stata narrata da mio padre qualche anno fa e mi venne spontaneo metterla subito in prosa. Rileggendola oggi, mi emoziona allo stesso modo pensando a quante difficoltà stanno attraversando molte famiglie.
Nacque un dì un tenero e piccolo bambino,
biondo
ed occhi azzurri come un cherubino.
Mamma
era preoccupata:
“Non
ho latte!”, piangeva desolata.
Papà
era disoccupato:
“Come
faremo?”, pensava scoraggiato.
Abbracciati
guardavan le stelle,
le
loro lacrime gocciolavan a catinelle.
Tanti
pensieri s’affacciavan alla loro mente,
ma
non succedeva mai niente.
Stringevano
al petto quel bimbo affamato
che
piangeva ed urlava a perdifiato!
Il
suo pianto straziava loro il cuore,
credevan
di morire dal crepacuore.
Un
dì sobbalzaron al suono del campanello,
qualcuno
aveva accolto il loro appello:
sull’uscio
tante bottiglie dal tappo scarlatto
facevan
capolino tutto ad un tratto!
Dalla
centrale tanto latte era arrivato
per
sfamare quel bimbo sfortunato.
Un
semplice gesto d’amore e di bontà
aveva
portato in quella famiglia tanta felicità.
Quel
bimbo crebbe, divenne grande,
di
fronte alle povertà non si pose mai domande,
agli
altri, nel suo cuore, fece sempre spazio
per
allontanare qualunque strazio:
dal
racconto della sua venuta al mondo
aveva
imparato un amore profondo,
aveva
compreso che importante è donare,
che
la speranza non è mai stanca di volare!
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